Grazie ricevute
1a testimonianza di Stefano: il 1° sogno
Dopo 10 giorni dalla sua morte terrena, mia Mamma Aurora, mi è finalmente apparsa in sogno. Mi trovavo in Via Beato Marco Ongaro a Conegliano, un'antica stradina del centro, dove le case hanno più di cento anni e i portici danno riparo agli ubriacchi delle vicine osterie quando piove. E' la strada della mia infanzia, la strada dei miei ricordi più belli. E la mia strada. Ed è li che mi apparve in sogno per la prima volta, discendendo verticalmente dal cielo fino quasi a sfiorare il porfido del selciato, ma senza toccarlo. Io ne rimasi stupefatto, stavo vivendo una realtà onirica del tutto uguale alla realtà quotidiana dove cose di questo genere, il discendere dal cielo ad esempio, non sono ammesse dalla logica scientifica, e quindi fu naturale chiederle immediatamente come fosse riuscita a simile prodigio invece che abbracciarla come avrei dovuto fare col senno di poi. Il mio stupore era quasi più grande della mia gioia di rivederla perchè entrava in conflitto con la fisica della materia. A dire il vero ero quasi spaventato. Ma lei, la mia Mamma, mi accolse con la sua luce indicandomi, con il braccio destro, un'altra strada, immateriale, quasi sovrapposta a quella fisica di Via Beato Marco Ongaro, una strada ricolma di fiori. "Vedi Stefano", mi sussurrò con la sua voce di sempre anche se non particolarmente gioiosa, ma direi piuttosto composta, - quasi di una Madre che ha scoperto la vera beatitudine ma non la può donare ancora al suo figliuolo -, "Riferisci alla signora Afra che fiori hanno avuto successo e che io sono ascesa al cielo", tutto quì, nessun'altra parola, e come era discesa si innalzò verticalmente ad una velocità immensa per poi scomparire in cielo.
Rimasi solo, completamente solo nel mio rammarico di non averle potuto manifestare la mia gioia e di non averla creduta in virtù della scienza, rimasi solo con questo enigma, la strada dei fiori, il successo dei fiori, forse quelli che ho sempre portato alla Madonna di Motta di Livenza nel periodo del suo percorso della sua degenza ospedaliera. Hanno veramente avuto successo i miei fiori agli occhi della Madonna e di Dio? Sono stato veramente un bravo figlio?.
E dal quel giorno, ogni giorno, finalmente, sogno la mia Mamma.
Il figlio Stefano,
4 Agosto 2012
2a testimonianza di Stefano: Il Dolore luminoso
Non avrei mai pensato di sopravvivere psicologicamente e moralmente alla morte della mia amatissima Mamma Aurora.
Di fatto attendevo questo momento con grande timore e con la convinzione che non ci sarebbe stata un'altra persona da amare in questa misura nell'intero arco della mia vita terrena. Fin da bambino mi ero messo in testa questa certezza, e il pensiero di perderla prematuramente mi terrorizzava al tal punto che quando ritardava dai suoi mille impegni di carità non facevo altro che pensare al peggio, e guardavo fuori dalla finestra in attesa di vedere quella adorata chioma bionda in arrivo, a passo svelto, dalla parrocchia Madonna delle Grazie.
La sua chioma dorata, vista dall'alto del palazzo dove abitiamo, è paragonabile per me al sole del mattino che nasce, o per lo meno l'effetto è molto simile.
Ma quel sole, come è sorto in una bella e luminosa Aurora di settantacinque anni prima, stava pure tramontando. Il momento tanto temuto si fece sentire drammaticamente il 25 di Giugno: "Sua Mamma ha un tumore al Pancreas con metastasi al fegato e alla bile, non le resta molto da vivere, 1 o forse 2 mesi", in una sintetica quanto imbarazzata esposizione tecnica del giovane medico di corsia.
Non vi posso descrivere a parole quello che ho provato, le gambe iniziarono a tremare e a non voler più sorreggere il mio corpo, i pensieri in questi momenti si affittiscono rapidamente quasi a contrarsi in un'immaginario Big Crunch, l'esatto contrario del Big Bang: "1 o 2 anni ?", a esclamazione secca seguì una mia altrettanto secca domanda.
Il dramma si era quasi già consumato nella mia mente e mi sentivo già orfano, morto e sepolto.
I due giorni seguenti furono altrettanto devastanti, pensavo che non ce l'avrei proprio fatta.
Oltre a tutto questo, il rifiuto di mia Mamma nei miei confronti, la mia malcelata apprensione traboccava come il fluido torbido dell'ignoto, dalla mia pelle si sprigionava l'esalazione salmastra del campione a fine corsa, non potendo così trasmetterle tutto il mio naturale amore di figlio.
E le sue parole furono ancora più infanganti, ma utili: "Stefano, incomincia a preparati che per me non c'è scampo, purtroppo" - "Ma come" risposi immediatamente e con il fiato quasi sospeso tra due Mondi paralleli ma lontani, "tu non hai un brutto male, dicono che hai delle brutte ulcere gastriche, niente di più, non preoccuparti mamma che i dottori sono molto bravi oggi come oggi, e poi, se le cose si dovessero complicare, non abbiamo sempre creduto ai miracoli ?" - "E a un miracolo credo piuttosto" mi rispose alzando l'indice della sua mano verso il soffitto della camera n°18 della corsia di medicina dell'Ospedale civile di Conegliano, "il miracolo non è per me, non per me Stefano, chi sono io per ricevere una tale grazia, sarà quel che Dio vorrà; piuttosto, Stefano, chiedilo per te il miracolo, io sto bene ugualmente".
A queste parole non si può che sentirsi fieri nella sofferenza, a incominciare a credere di far parte, sovente, a un disegno divino che ben poco ha a che fare con la sofferenza e con la mala sorte. Mia Mamma aveva così iniziato, due giorni dopo l'efferata diagnosi, ma a lei abilmente celata, il suo percorso spirituale senza ripensamenti o incertezze, dritta verso Dio senza remore, sicura della sua Fede e del fatto che anche noi ce l'avremo potuta fare.
La parola miracolo mi aveva però aperto una speranza, indicandomi, tramite un consiglio della mia fidanzata Oriana, la strada verso un pellegrinaggio al Santuario della Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza. (http://www.santuariomotta.it/). E fu in quel luogo che le mie lacrime completarono il loro ciclo, davanti al Crocifisso un mare d'acqua inzuppò un intero pacchetto di Scottex.
Ma all'uscire da quel luogo mi resi conto, immediatamente, che il mio ruolo non era quello di un figlio straziato dal dolore, ma quello di un figlio scelto per la luce, perchè la luce iniziò da quel momento a guidarmi verso il mese più importante e luminoso della mia intera vita.
Sia ben chiaro, vedere una mamma che si spegne giorno dopo giorno tra le tue braccia in un letto di ospedale non è sicuramente una passeggiata, piuttosto è una spada che ti entra nel petto, ma la luce che il suo volto sapeva irraggiare, quelle sue labbra quasi serene, quei suoi deboli gesti con le mani che sapevano inspiegabilmente rassicurarmi, mi hanno regalato momenti di rara bellezza, momenti di vera fede, momenti per i quali vale la pena tutto ciò, dolore, guerre, povertà, malattie, drammi esistenziali.
Così un nuovo destino, o il destino stesso, mi portò verso la Madonna, tutti i giorni verso Motta di Livenza "armato" di fiori per la Madonna e briciole di pane per gli uccellini delle voliere, tutti i giorni puntuale al mio turno di assistenza in ospedale, preghiera dopo preghiera, panno bagnato dopo panno bagnato, massaggio dopo massaggio, profumi di rosa e lavanda e tante belle parole sussurrate.
Dio, che lo pensiate oppure no, ha creato un Mondo perfetto già qui in terra, l'ho capito così, vedendo mia madre andare verso di lui, con la convinzione di fare un bel viaggio in un'isola incontaminata piena di luce e aria pulita.
Mia mamma, insaziabile nell'offrirmi i doni più belli, li distesa inerme e sedata nel suo ultimo letto di vita terrena, continuava a porgermi i doni più belli rendendomi felice, facendomi partecipe di questa sua straordinaria avventura verso un nuovo mondo ancora più bello del nostro, anzi bello come il nostro ma senza guerre, inquinamento, indifferenza e prepotenza.
Mi diede la vita, la fede, ed infine l'immortalità, parola grandissima ma certa come l'acqua che sgorga dalla montagna o come il mantello donato da San Giorgio al povero mendicante, certa come le cose più semplici, ma altrettanto arida di presunzione come il deserto del Sinai.
Come diceva Gesù, come ognuno di noi deve credere se si professa figlio di Dio, senza incertezze, vai dritto verso la luce, verso Dio, senza mai guardare indietro.
Cosa chiedere di più, certo che quei biscotti con le "S", iniziale del mio nome, disegnate con la pasta di cacao sulla pasta di vaniglia, erano veramente squisiti, ma il sapore di questa avventura supera di gran lunga qualsiasi delizia materiale. Credetemi, non ho mai visto tanta luce, e non sto parlando delle afose giornate di un Luglio violento e apparentemente ingiusto, ma del suo viso di Mamma, e di quello di un Dio.
Vi rendo certezza che il suo viso non perse splendore nella malattia, anzi divenne più bello e luminoso, privo di rughe e dalla pelle liscia e vellutata.
Vi rendo certezza che non soffriva particolare dolore perchè il suo volto era sereno come quello di un bambino.
Vi rendo certezza che durante l'estrema unzione, sedata nel coma farmacologico, le sue labbra hanno sillabavano il Padre Nostro, e il suo viso aveva assunto un'espressione meditativa.
Fu lo stesso Diacono Sergio Pasquale Bravin, a fine preghiera, ad affermare: "Questa è un Santa". In effetti anche noi eravamo coinvolti in un evento che ha dello straordinario, non potevamo credere che quelle labbra potessero muoversi perchè era da dieci giorni che non lo facevano più, neppure quando gli sussurrevamo all'orecchio, neppure quando le chiedevamo come stava, se aveva bisogno di qualcosa; lei se ne stava immobile per non renderci ulteriore sofferenza.
Questa era la sua fede, questa è la nostra certezza, il viaggio più bello dell'uomo inizia dalla sua morte terrena.
Il dolore diventa luce eterna, i ricordi diventano marmo scolpito nel trono dei cieli, e una Mamma diventa la cosa più bella dell'intero Universo, al pari di Stelle e Galassie, luminosa come nessun'altra.
Quanta Grazia divina ho ricevuto in questi ventotto giorni di verità, ora mi sento veramente libero di credere in Dio senza remore, senza incertezze, senza un ma, o un forse.
Mi sento bene, veramente felice come non ricordo di esserlo mai stato, perchè sento nel mio cuore, e nella mia mente, che mia Mamma è finalmente nel posto che tanto desiderava, dopo un viaggio non fatto in solitudine, una Mamma non viaggia mai da sola senza il suo bimbo, ha saputo indicarmi il suo sentiero, come ultimo dei suoi doni terreni. E' incredibile come una Mamma non sia mai esausta di privarsi dei suoi frutti migliori, anche in tempo di carestia o di tempesta, come quell'ultima sua lacrima di acqua pura nel tratto finale del sentiero Terreno, e nel tratto iniziale di quello Divino, come estrema rassicurazione che tutto non è perduto, anzi, che tutto si è manifestato.
Vi rendo quindi certezza che la mia vita è più bella di prima.
Tanto bella che ho chiesto un'ultima Grazia alla Madonna: "Perchè non riesco a soffrire per la mia Mamma, perchè mai una lacrima, dammi un segno che il mio amore verso di lei è grande come il l'Universo". E così è stato pure deciso, ogni Lunedì, dei primi due mesi, il mio cuore fu trafitto da parte a parte, la mia rassicurante certezza diventò languida incertezza, la luce si oscurò e divenne ombra, il dolore, in quei giorni tanto agognati e sofferti, fù quasi insopportabile. Ma poi, come ogni giorno, risorse il sole del Martedì e ringrazio la Madonna del secondo dono più bello che abbia mai ricevuto:
Il dolore luminoso.
Il figlio Stefano.
4 Settembre 2012
(Per Grazia ricevuta
Santuario della Madonna dei Miracoli - Motta di Livenza (TV)
Domenica 1° Luglio 2012)
3a testimonianza di Stefano: Il contatto
La mia felicità continuava a perdurare oltre ogni previsione medica, erano in molti ad attendere l'inevitabile crollo della mia mente, ma, a parte i Lunedì della sofferenza, ma non del crollo emotivo, non ho mai versato una lacrima e mai manifestato angoscia o smarrimento, ne in pubblico e neppure nella vita domestica e privata.
Ma un Lunedì sembrava mostrare gli artigli più sanguinosi dell'intera vicenda, era uno di quei Lunedì tanto dolorosi in cui la spada si faceva sentire eccome. Era un Lunedì in compagnia di mio Padre Vito, davanti alla televisione come consuetudine della sera nella mia Famiglia, ma come in tante altre nel Mondo. Era il Lunedì, quello davvero triste, senza la mia Madre Aurora vicino a me, quella di un figlio più orfano del solito, un Lunedì molto triste, come avevo io stesso chiesto di avere alla Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza. Il Lunedì del dolore, e non quello luminoso.
Ma quel Lunedì ci fu pure una mosca, era ormai autunno e le finestre erano chiuse ma lei c'era e mi ronzava attorno alla testa. Devo premettere che amo gli insetti, ci parlo pure se ne sento la necessità, e mia Madre lo sapeva anche se un pò mi schermiva, amichevolmente. Certo che la mia fantasia era abbastanza effervesciente tanto da portarmi all'idea che, verosibilmente, il Mondo spirituale si poteva mettere in comunicazione con quello materiale attraverso una sorta di canale elettrico a bassissima frequenza.
Per me una scienza più che una credenza popolare, molti ci credono, ma non mia Madre, lei assolutamente no, più che schermirmi a volte mi rimproverava pure.
E lei sapeva di questo fatto, ne era a conoscenza. E vi rendo certezza che quello che mi è accaduto, una sera di Autunno dello stesso anno di morte di mia Madre, è cosa vera.
Ah già, la mosca, eravamo rimasti al suo ronzare attorno al mio capo, un fastidioso ronzare attorno ad una testa tormentata tra banali visioni video e insidiosi pensieri di morte, nostalgia, rimorsi, affetti e odio, in un cocktail davvero raccappricciante e perverso. Era Lunedì. E lo sapevo. Dovevo soffrire.
E la mosca continuava a ronzarmi attorno insistivamente, non voleva lasciare la sua malconcia preda, ma presto realizzai che forse non ero la sua preda, ma la destinazione di un messaggio dall'aldilà.
Abbiate pazienza, non datemi del matto, ascoltatemi perchè quello che vi sto per raccontare non è la fantasia di un essere umano in preda alla mala sorte, ma la scienza di un uomo di fede che ha volte ha bisogno di una rassicurazione scientifica. Ciò nonnostante vi invito pure a non imitarmi, lasciate la vostra fede incontaminata dal rigore scientifico e della materia, fin che ne avete la forza.
E fu la mosca che dalla mia testa si sposto subito in direzione dellla lampada stile anni '80 nell'angolo diametralmente opposto alla parete del telivisore. Una lampada a bassa intensità che dovrebbe servire a preservare la salute dei bastoncini oculari mentre si guarda direttamente l'agressiva luce dello scermo televisivo acceso.
Questa è scienza, quello che accadde quella sera invece non so cosa sia veramente, ma decisi di seguire istintivamente il percorso di quella mosca nel suo transitare verso la lampada, e poi a seguire nel suo appoggiarsi nella cornice di uno dei tanti ricordi famigliari che troneggiano da sempre in una delle credenze di casa.
La cornice era quella a forma di cuore che incorniciava il volto di mia Madre, una tra le tante cornici, ma la mosca scelse quella, no, non è esatto, è giusto dire che mia Madre scelse quella cornice. Ne sono sicuro, era lei, che attraverso i mille occhi di una mosca mi osservava facendomi intendere che lei era era li con me e che non dovevo essere più triste. Quegli occhi polisfaccettati continuavano a guardarmi, avvicinai il mio viso a quello della mosca, i nostri sguardi si erano penetrati a vicenda e la mosca sembrava essere inerme alla situazione, quasi fosse drogata e allo stesso tempo affascinata da questo strano incontro ravvicinato con un essere umano.
Il tempo fu spiritualmente lunghissimo anche se umanamente relativamente corto, ma ci fu il tempo per intenderci, per scabiarci delle parole di amore, dei sentimenti.
Il tempo fu sufficientemente lungo, l'insetto intercedente collaborativo e paziente, e il mio umore tocco con un dito il cielo.
Mia Madre era li. Ne sono certo come l'acqua che sgorga dal monte. Come il deserto arido che sfamò Gesù. La mia fede divenne potente e ringraziò la scienza per la breve amicizia.
Ma non finì qui, sazio del mio bottino emozionale decisi di lasciare la mosca ad altre attività e mi spostai, dallo schermo televisivo a quello di Internet, avido di scienza e tecnologia, sazio dell'amore ritrovato e della ritrovata felicità, mi spostai ad un'altra stanza, stanza in cui la stessa mosca mi seguì nel mio pellegrinare domestico seguendo quel flusso di energia a bassa frequenza che volteggiava liberamente nella nostra casa. E nuovamente, l'insetto innamorato dai mille occhi si appoggiò in un'altra fotografia tra tante, un bel mucchio di immagini mixate tra mille ricordi e abbandonati in attesa di archiviazione vicino allo schermo del computer.
Non voglio dillungarmi oltre, preferisco conservare intimamente quella felicità che sfatò per sempre il Lunedì della sofferenza, del dolore ombroso e non quello luminoso, di quel giorno tanto agognato ma di cui, probabilemente, qualcuno aveva deciso che non ne avrei più avuto bisogno, perchè la mosca si appoggio su una fotografia, la fotografia per eccellenza, la fotografia di tutte le fotografie unica tra le tante, ritratto terreno di una Madre che continua ad amare il suo figlio.
E ci fu anche il giorno seguente, che finalmente liberato della mia gogna, del mio dolore oscuro, una scena del film che stavo guardando con Oriana al cinema, parlò proprio di quelll'insetto, e del potere che l'amore ha nell'energia sottile che unisce i due Mondi, che unisce fede e scienza, materia e spiritualità, una Madre al Figlio.
Il figlio Stefano
Ottobre 2012
4a testimonianza di Stefano: Intercessione da un altro Mondo
Quando si riceve una grazia dall'Alto, non si riceve solo il singolo evento, io di fatto non ho mai manifestato angoscia o dolore per la morte della mia adorata Mamma Aurora, la mia mente è in ottima salute, il mio cuore, anche se afflitto dalla spada, è colmo di gioia dalla mattina alla sera, e i miei occhi vedono sempre la luce, quella vera, la luce di Dio. Quando si riceve una grazia è per sempre, e vi rendo certezza che quello che sto provando non è allucinazione alcuna o chissà quale sorta di condizione psicologica dettata dal cervello per sopravvivere. Io sono felice, e sereno. Questo è quanto. Questo è un Miracolo.
E il Miracolo continua ogni giorno, osservando le piccole cose di ogni giorno, la luce che esse emanano, i rumori, ad esempio il cinguettio degli ucelli, il fruscio delle fronde degli alberi, e i profumi mi sembrano più intensi. Eppure mia madre è morta, non c'è più nel mio Mondo. Questo è il miracolo della vita e della fede, io credo in Dio e lui per santissima intercessione della Madonna crede in me, in quello che rappresento, nonnostante anche i miei peccati. A lui piaccio, e a lui devo tutto, la mia nascita, la mia felicità, la mia serenità, la mia fede, anche la morte di mia Mamma è opera sua, è opera sua il fatto che superiamo la Morte, e quindi a lui devo tutto quello che ho. Io amo Dio e tutte le sue manifestazioni.
Il miracolo di Dio continua in tutti i nostri giorni di vita, per poi continuare oltre.
E la mia cara Madre me lo ricorda sempre, perchè lei mi ha chiamato dall'aldilà usando un sistema di comunicazione assolutamente innovativo.
Permettetimi la fantasiosa retorica, ma quello che vi sto raccontando è vero come l'acqua che sgorga dalla montagna, quello che vi sto per raccontare è l'alito di Dio che ci sussurra continuamente all'orecchio, sta a noi sentirlo oppure no.
Quando mia Mamma Aurora era ormai ridotta ad un triste ma soave coma farmacologico, al mio ritorno da ogno giorno di preghiera al Santuario della Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza, in tutto dieci giorni di pellegrinaggio, appena mi affacciavo con timidezza alla porta della camera ospedaliera ero come attratto verso di lei per sussurargli all'orecchio delle parole di amore e autenticità. Parole che non potevano essere false oppure convenienti all'ascolto presunto della mente e del cuore di mia Mamma, insomma, la realtà era scontata, portava alla morte e tutti lo sapevamo, anche lei lo sapeva anche se non ce lo ha mai fatto capire, penso per non farci soffrire ulteriormente.
Quindi le parole che dovevano essere delle più comuni e collaudate "Mamma, la Madonna mi ha detto che ti guarirà", diventarono delle più oneste e meno circostanziali "Mamma, ha detto la Madonna che va tutto bene", in una formula letteraria che doveva essere comunque insolita per essere meglio creduta dalla mia Mamma che di frasi ottimistiche di questo tipo ne conosceva molte. Queste furono le parole che le ho privatamente sussurrato per dieci giorni al ritorno dal pelligirinaggio, verso le 16 del pomeriggio. Dieci giorni sembrano pochi per la vita di tutti i giorni, ma vi posso assicurare che dieci giorni in quelle condizioni sono ben più lunghi. Direi quasi una vita intera.
Quindi se le parlole in tutto erano, conti alla mano, cinque, in totale ho sussurrato le cinquanta parole più importanti della mia vita in soli dieci giorni.
E qui la storia si interrompe, perchè la mia cara Madre morì al decimo giorno, ci fu l'esequia funebre, i saluti e tanti fiori, ma soprattutto ci furono ben due mesi di silenzio nella nostra famiglia.
Ma un giorno, un bellissimo giorno, alle ore 16 del pomeriggio, ci fu un'altro Miracolo. Decisi di chiamare la sua Amica del cuore, una certa Afra Lombardi di origine toscana, anzi toscanaccia vera come ama desinirsi, la chiamai per comunicarle che il nostro numero di telefono era stato abbandonato per uno nuovo, una scelta di mio Padre per preservare la nostra privacy e tutelare quindi il nostro lutto dalle innumerevoli persone che volevano dimostrarci la loro vicinanza con tutto il loro Amore. Una scelta presa pochi giorni dopo il funerale di mia Madre, e mai comunicata alla cara signora per un'ignobile dimenticanza, perdonabile in ogni caso dallo stato emotivo delle giornate seguenti il grave lutto.
Passarono come già precedentemente sottolineato ben due mesi, quasi precisi credo, che alle 16.00 del pomeriggio presi iniziativa di chiamare la Signora Afra.
Avuto il tempo di scambiare alcune parole di cordolio e riferile il nuovo numero di telefono, la potenza di Dio e l'Amore di mia Mamma ebbero la meglio. La Signora Afra aveva fatto un sogno alquanto particolare che mi raccontò con queste parole scolpite ora nella mia mente come i Scri dieci Comandamenti nella pietra: "Stefano, sai che proprio ieri notte ho sognato l'Aurora?", sopraggiunsi subito: "Ed è stato un bel sogno?... dimmi, come è stato..." - "Mha, è scesa giù per dirmi delle parole e poi se ne è andata subito, poche parole e basta..." - io sempre più incuriosito le chiesi quindi di ripetermi quali parole avesse detto e la risposta fu chiara quanto inequivocabile: "Ha detto che va tutto bene" ripetè con queste parole il messaggio onirico di mia Mamma, queste furono le parole esatte. Voi vi chiederete quale fosse lo scopo di questo miracolo quasi scientifico, una comunicazione degna della più virtuosa compagnia telefonica terrestre, con delle tempistiche davvero ineccepibili, l'orario, le sedici del pomertiggio, il fatto che la Afra l'avesse sognata proprio la notte prima, in modo che non dimenticasse, perchè qualcuno aveva detto certamente a mia Mamma che in quel giorno, a quell'ora io avrei contattato questa donna di luce, la suia Amica del cuore a cui devo l'intercessione di questo miracolo. Mia Madre quelle parole le aveva scolpite bene nella sua memoria terrena, non solo, se le aveva pure portate dietro con se dopo la sua morte, per poi riferirle ad una terza persona per dirmi, per dirci, in quanto lo sto raccontando a voi, quanto è grande la Misericordia del nostro Signore e della Madonna dei Miracoli. Cari miei, avete visto come tutto ha una continuazione, avete sentito come attraverso l'Amore si può andare oltre la fisica, oltre la materia, oltre il buio della morte. Vedete quanta luce ha la Parola di un Dio, poche parole lui ci sussurra ai nostri Cuori, poche parole, pochi attimi per descrivere l'immenso e per darci, se lo vogliamo ascoltare, un senso a tutte le nostre sofferenze di vita.
Ho imparato tante cose da quel giorno, ho imparato a non chiedere altri miracoli, perchè ho capito che viviamo nel Miracolo, un continuo Miracolo che inizia dalla nostra nascita e non si ferma mai, neppure quando le avversità sembrano avere la meglio, neppure quando un orfanello muore di fame, neppure quando una bomba strazia una comunità intera, in tutto il dolore del Mondo, compreso quello di una Mamma morente, ho imparato che lui c'è, il Miracolo non ci abbandona mai, è li vicino a noi che ci osserva e ci coccola tra mille premure, il miracolo della vita c'è sempre, forse siamo noi che non riusciamo a vederlo, il Miracolo è come un fluido impregnante, e dentro e fuori di noi. Il Miracolo è ovunque nel Mondo, ogni giorno, ogni momento, quando gioiamo è li che esulta assieme a noi, e quando soffriamo è li che ci coccola con mille premure, ci sorride perchè breve saranno i nostri giorni di sofferenza terrena in confronto all'eternità che ci aspetta. Il Miracolo è visibile, di giorno guardando qualsiasi cosa illuminato dal sole, di notte guardando qualsiasi cosa nella penombra. Il Miracolo non ci lascerà mai. Abbiate tutta la fede di questo Mondo, non abbandonatela mai, anche quando le avversità sembreranno avere la meglio, Dio è sempre con noi e io non l'ho mai rimpreverato, neppure quando mia Mamma respirava i suoi ultimi sorsi di aria terrena, neppure quando è spirata, perchè in quel momento ho visto la luce di Dio, in quel momento mi sono veramente reso conto della grandezza di un Dio, della grandezza dell'Amore, della luminosità della Luce. Carissimi miei Fratelli e Sorelle, la morte è l'inizio, la morte è un dono di Dio, come lo è la nascita, lasciatevi trainare dalla sua Gloria, lasciatevi tentare dall'Amore, non opponetevi mai a nessun evento, perchè quell'evento, quel giorno, quel momento, è quello che Dio ci porge con tutto il suo Amore.
Il figlio Stefano
Febbraio 2013
(Per Grazia ricevuta
Santuario della Madonna dei Miracoli - Motta di Livenza (TV)
Domenica 1° Luglio 2012)
5a testimonianza di Stefano: L'angelo di Emilia
In trascrizione...
1a testimonianza di Stefano: il 1° sogno
Dopo 10 giorni dalla sua morte terrena, mia Mamma Aurora, mi è finalmente apparsa in sogno. Mi trovavo in Via Beato Marco Ongaro a Conegliano, un'antica stradina del centro, dove le case hanno più di cento anni e i portici danno riparo agli ubriacchi delle vicine osterie quando piove. E' la strada della mia infanzia, la strada dei miei ricordi più belli. E la mia strada. Ed è li che mi apparve in sogno per la prima volta, discendendo verticalmente dal cielo fino quasi a sfiorare il porfido del selciato, ma senza toccarlo. Io ne rimasi stupefatto, stavo vivendo una realtà onirica del tutto uguale alla realtà quotidiana dove cose di questo genere, il discendere dal cielo ad esempio, non sono ammesse dalla logica scientifica, e quindi fu naturale chiederle immediatamente come fosse riuscita a simile prodigio invece che abbracciarla come avrei dovuto fare col senno di poi. Il mio stupore era quasi più grande della mia gioia di rivederla perchè entrava in conflitto con la fisica della materia. A dire il vero ero quasi spaventato. Ma lei, la mia Mamma, mi accolse con la sua luce indicandomi, con il braccio destro, un'altra strada, immateriale, quasi sovrapposta a quella fisica di Via Beato Marco Ongaro, una strada ricolma di fiori. "Vedi Stefano", mi sussurrò con la sua voce di sempre anche se non particolarmente gioiosa, ma direi piuttosto composta, - quasi di una Madre che ha scoperto la vera beatitudine ma non la può donare ancora al suo figliuolo -, "Riferisci alla signora Afra che fiori hanno avuto successo e che io sono ascesa al cielo", tutto quì, nessun'altra parola, e come era discesa si innalzò verticalmente ad una velocità immensa per poi scomparire in cielo.
Rimasi solo, completamente solo nel mio rammarico di non averle potuto manifestare la mia gioia e di non averla creduta in virtù della scienza, rimasi solo con questo enigma, la strada dei fiori, il successo dei fiori, forse quelli che ho sempre portato alla Madonna di Motta di Livenza nel periodo del suo percorso della sua degenza ospedaliera. Hanno veramente avuto successo i miei fiori agli occhi della Madonna e di Dio? Sono stato veramente un bravo figlio?.
E dal quel giorno, ogni giorno, finalmente, sogno la mia Mamma.
Il figlio Stefano,
4 Agosto 2012
2a testimonianza di Stefano: Il Dolore luminoso
Non avrei mai pensato di sopravvivere psicologicamente e moralmente alla morte della mia amatissima Mamma Aurora.
Di fatto attendevo questo momento con grande timore e con la convinzione che non ci sarebbe stata un'altra persona da amare in questa misura nell'intero arco della mia vita terrena. Fin da bambino mi ero messo in testa questa certezza, e il pensiero di perderla prematuramente mi terrorizzava al tal punto che quando ritardava dai suoi mille impegni di carità non facevo altro che pensare al peggio, e guardavo fuori dalla finestra in attesa di vedere quella adorata chioma bionda in arrivo, a passo svelto, dalla parrocchia Madonna delle Grazie.
La sua chioma dorata, vista dall'alto del palazzo dove abitiamo, è paragonabile per me al sole del mattino che nasce, o per lo meno l'effetto è molto simile.
Ma quel sole, come è sorto in una bella e luminosa Aurora di settantacinque anni prima, stava pure tramontando. Il momento tanto temuto si fece sentire drammaticamente il 25 di Giugno: "Sua Mamma ha un tumore al Pancreas con metastasi al fegato e alla bile, non le resta molto da vivere, 1 o forse 2 mesi", in una sintetica quanto imbarazzata esposizione tecnica del giovane medico di corsia.
Non vi posso descrivere a parole quello che ho provato, le gambe iniziarono a tremare e a non voler più sorreggere il mio corpo, i pensieri in questi momenti si affittiscono rapidamente quasi a contrarsi in un'immaginario Big Crunch, l'esatto contrario del Big Bang: "1 o 2 anni ?", a esclamazione secca seguì una mia altrettanto secca domanda.
Il dramma si era quasi già consumato nella mia mente e mi sentivo già orfano, morto e sepolto.
I due giorni seguenti furono altrettanto devastanti, pensavo che non ce l'avrei proprio fatta.
Oltre a tutto questo, il rifiuto di mia Mamma nei miei confronti, la mia malcelata apprensione traboccava come il fluido torbido dell'ignoto, dalla mia pelle si sprigionava l'esalazione salmastra del campione a fine corsa, non potendo così trasmetterle tutto il mio naturale amore di figlio.
E le sue parole furono ancora più infanganti, ma utili: "Stefano, incomincia a preparati che per me non c'è scampo, purtroppo" - "Ma come" risposi immediatamente e con il fiato quasi sospeso tra due Mondi paralleli ma lontani, "tu non hai un brutto male, dicono che hai delle brutte ulcere gastriche, niente di più, non preoccuparti mamma che i dottori sono molto bravi oggi come oggi, e poi, se le cose si dovessero complicare, non abbiamo sempre creduto ai miracoli ?" - "E a un miracolo credo piuttosto" mi rispose alzando l'indice della sua mano verso il soffitto della camera n°18 della corsia di medicina dell'Ospedale civile di Conegliano, "il miracolo non è per me, non per me Stefano, chi sono io per ricevere una tale grazia, sarà quel che Dio vorrà; piuttosto, Stefano, chiedilo per te il miracolo, io sto bene ugualmente".
A queste parole non si può che sentirsi fieri nella sofferenza, a incominciare a credere di far parte, sovente, a un disegno divino che ben poco ha a che fare con la sofferenza e con la mala sorte. Mia Mamma aveva così iniziato, due giorni dopo l'efferata diagnosi, ma a lei abilmente celata, il suo percorso spirituale senza ripensamenti o incertezze, dritta verso Dio senza remore, sicura della sua Fede e del fatto che anche noi ce l'avremo potuta fare.
La parola miracolo mi aveva però aperto una speranza, indicandomi, tramite un consiglio della mia fidanzata Oriana, la strada verso un pellegrinaggio al Santuario della Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza. (http://www.santuariomotta.it/). E fu in quel luogo che le mie lacrime completarono il loro ciclo, davanti al Crocifisso un mare d'acqua inzuppò un intero pacchetto di Scottex.
Ma all'uscire da quel luogo mi resi conto, immediatamente, che il mio ruolo non era quello di un figlio straziato dal dolore, ma quello di un figlio scelto per la luce, perchè la luce iniziò da quel momento a guidarmi verso il mese più importante e luminoso della mia intera vita.
Sia ben chiaro, vedere una mamma che si spegne giorno dopo giorno tra le tue braccia in un letto di ospedale non è sicuramente una passeggiata, piuttosto è una spada che ti entra nel petto, ma la luce che il suo volto sapeva irraggiare, quelle sue labbra quasi serene, quei suoi deboli gesti con le mani che sapevano inspiegabilmente rassicurarmi, mi hanno regalato momenti di rara bellezza, momenti di vera fede, momenti per i quali vale la pena tutto ciò, dolore, guerre, povertà, malattie, drammi esistenziali.
Così un nuovo destino, o il destino stesso, mi portò verso la Madonna, tutti i giorni verso Motta di Livenza "armato" di fiori per la Madonna e briciole di pane per gli uccellini delle voliere, tutti i giorni puntuale al mio turno di assistenza in ospedale, preghiera dopo preghiera, panno bagnato dopo panno bagnato, massaggio dopo massaggio, profumi di rosa e lavanda e tante belle parole sussurrate.
Dio, che lo pensiate oppure no, ha creato un Mondo perfetto già qui in terra, l'ho capito così, vedendo mia madre andare verso di lui, con la convinzione di fare un bel viaggio in un'isola incontaminata piena di luce e aria pulita.
Mia mamma, insaziabile nell'offrirmi i doni più belli, li distesa inerme e sedata nel suo ultimo letto di vita terrena, continuava a porgermi i doni più belli rendendomi felice, facendomi partecipe di questa sua straordinaria avventura verso un nuovo mondo ancora più bello del nostro, anzi bello come il nostro ma senza guerre, inquinamento, indifferenza e prepotenza.
Mi diede la vita, la fede, ed infine l'immortalità, parola grandissima ma certa come l'acqua che sgorga dalla montagna o come il mantello donato da San Giorgio al povero mendicante, certa come le cose più semplici, ma altrettanto arida di presunzione come il deserto del Sinai.
Come diceva Gesù, come ognuno di noi deve credere se si professa figlio di Dio, senza incertezze, vai dritto verso la luce, verso Dio, senza mai guardare indietro.
Cosa chiedere di più, certo che quei biscotti con le "S", iniziale del mio nome, disegnate con la pasta di cacao sulla pasta di vaniglia, erano veramente squisiti, ma il sapore di questa avventura supera di gran lunga qualsiasi delizia materiale. Credetemi, non ho mai visto tanta luce, e non sto parlando delle afose giornate di un Luglio violento e apparentemente ingiusto, ma del suo viso di Mamma, e di quello di un Dio.
Vi rendo certezza che il suo viso non perse splendore nella malattia, anzi divenne più bello e luminoso, privo di rughe e dalla pelle liscia e vellutata.
Vi rendo certezza che non soffriva particolare dolore perchè il suo volto era sereno come quello di un bambino.
Vi rendo certezza che durante l'estrema unzione, sedata nel coma farmacologico, le sue labbra hanno sillabavano il Padre Nostro, e il suo viso aveva assunto un'espressione meditativa.
Fu lo stesso Diacono Sergio Pasquale Bravin, a fine preghiera, ad affermare: "Questa è un Santa". In effetti anche noi eravamo coinvolti in un evento che ha dello straordinario, non potevamo credere che quelle labbra potessero muoversi perchè era da dieci giorni che non lo facevano più, neppure quando gli sussurrevamo all'orecchio, neppure quando le chiedevamo come stava, se aveva bisogno di qualcosa; lei se ne stava immobile per non renderci ulteriore sofferenza.
Questa era la sua fede, questa è la nostra certezza, il viaggio più bello dell'uomo inizia dalla sua morte terrena.
Il dolore diventa luce eterna, i ricordi diventano marmo scolpito nel trono dei cieli, e una Mamma diventa la cosa più bella dell'intero Universo, al pari di Stelle e Galassie, luminosa come nessun'altra.
Quanta Grazia divina ho ricevuto in questi ventotto giorni di verità, ora mi sento veramente libero di credere in Dio senza remore, senza incertezze, senza un ma, o un forse.
Mi sento bene, veramente felice come non ricordo di esserlo mai stato, perchè sento nel mio cuore, e nella mia mente, che mia Mamma è finalmente nel posto che tanto desiderava, dopo un viaggio non fatto in solitudine, una Mamma non viaggia mai da sola senza il suo bimbo, ha saputo indicarmi il suo sentiero, come ultimo dei suoi doni terreni. E' incredibile come una Mamma non sia mai esausta di privarsi dei suoi frutti migliori, anche in tempo di carestia o di tempesta, come quell'ultima sua lacrima di acqua pura nel tratto finale del sentiero Terreno, e nel tratto iniziale di quello Divino, come estrema rassicurazione che tutto non è perduto, anzi, che tutto si è manifestato.
Vi rendo quindi certezza che la mia vita è più bella di prima.
Tanto bella che ho chiesto un'ultima Grazia alla Madonna: "Perchè non riesco a soffrire per la mia Mamma, perchè mai una lacrima, dammi un segno che il mio amore verso di lei è grande come il l'Universo". E così è stato pure deciso, ogni Lunedì, dei primi due mesi, il mio cuore fu trafitto da parte a parte, la mia rassicurante certezza diventò languida incertezza, la luce si oscurò e divenne ombra, il dolore, in quei giorni tanto agognati e sofferti, fù quasi insopportabile. Ma poi, come ogni giorno, risorse il sole del Martedì e ringrazio la Madonna del secondo dono più bello che abbia mai ricevuto:
Il dolore luminoso.
Il figlio Stefano.
4 Settembre 2012
(Per Grazia ricevuta
Santuario della Madonna dei Miracoli - Motta di Livenza (TV)
Domenica 1° Luglio 2012)
3a testimonianza di Stefano: Il contatto
La mia felicità continuava a perdurare oltre ogni previsione medica, erano in molti ad attendere l'inevitabile crollo della mia mente, ma, a parte i Lunedì della sofferenza, ma non del crollo emotivo, non ho mai versato una lacrima e mai manifestato angoscia o smarrimento, ne in pubblico e neppure nella vita domestica e privata.
Ma un Lunedì sembrava mostrare gli artigli più sanguinosi dell'intera vicenda, era uno di quei Lunedì tanto dolorosi in cui la spada si faceva sentire eccome. Era un Lunedì in compagnia di mio Padre Vito, davanti alla televisione come consuetudine della sera nella mia Famiglia, ma come in tante altre nel Mondo. Era il Lunedì, quello davvero triste, senza la mia Madre Aurora vicino a me, quella di un figlio più orfano del solito, un Lunedì molto triste, come avevo io stesso chiesto di avere alla Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza. Il Lunedì del dolore, e non quello luminoso.
Ma quel Lunedì ci fu pure una mosca, era ormai autunno e le finestre erano chiuse ma lei c'era e mi ronzava attorno alla testa. Devo premettere che amo gli insetti, ci parlo pure se ne sento la necessità, e mia Madre lo sapeva anche se un pò mi schermiva, amichevolmente. Certo che la mia fantasia era abbastanza effervesciente tanto da portarmi all'idea che, verosibilmente, il Mondo spirituale si poteva mettere in comunicazione con quello materiale attraverso una sorta di canale elettrico a bassissima frequenza.
Per me una scienza più che una credenza popolare, molti ci credono, ma non mia Madre, lei assolutamente no, più che schermirmi a volte mi rimproverava pure.
E lei sapeva di questo fatto, ne era a conoscenza. E vi rendo certezza che quello che mi è accaduto, una sera di Autunno dello stesso anno di morte di mia Madre, è cosa vera.
Ah già, la mosca, eravamo rimasti al suo ronzare attorno al mio capo, un fastidioso ronzare attorno ad una testa tormentata tra banali visioni video e insidiosi pensieri di morte, nostalgia, rimorsi, affetti e odio, in un cocktail davvero raccappricciante e perverso. Era Lunedì. E lo sapevo. Dovevo soffrire.
E la mosca continuava a ronzarmi attorno insistivamente, non voleva lasciare la sua malconcia preda, ma presto realizzai che forse non ero la sua preda, ma la destinazione di un messaggio dall'aldilà.
Abbiate pazienza, non datemi del matto, ascoltatemi perchè quello che vi sto per raccontare non è la fantasia di un essere umano in preda alla mala sorte, ma la scienza di un uomo di fede che ha volte ha bisogno di una rassicurazione scientifica. Ciò nonnostante vi invito pure a non imitarmi, lasciate la vostra fede incontaminata dal rigore scientifico e della materia, fin che ne avete la forza.
E fu la mosca che dalla mia testa si sposto subito in direzione dellla lampada stile anni '80 nell'angolo diametralmente opposto alla parete del telivisore. Una lampada a bassa intensità che dovrebbe servire a preservare la salute dei bastoncini oculari mentre si guarda direttamente l'agressiva luce dello scermo televisivo acceso.
Questa è scienza, quello che accadde quella sera invece non so cosa sia veramente, ma decisi di seguire istintivamente il percorso di quella mosca nel suo transitare verso la lampada, e poi a seguire nel suo appoggiarsi nella cornice di uno dei tanti ricordi famigliari che troneggiano da sempre in una delle credenze di casa.
La cornice era quella a forma di cuore che incorniciava il volto di mia Madre, una tra le tante cornici, ma la mosca scelse quella, no, non è esatto, è giusto dire che mia Madre scelse quella cornice. Ne sono sicuro, era lei, che attraverso i mille occhi di una mosca mi osservava facendomi intendere che lei era era li con me e che non dovevo essere più triste. Quegli occhi polisfaccettati continuavano a guardarmi, avvicinai il mio viso a quello della mosca, i nostri sguardi si erano penetrati a vicenda e la mosca sembrava essere inerme alla situazione, quasi fosse drogata e allo stesso tempo affascinata da questo strano incontro ravvicinato con un essere umano.
Il tempo fu spiritualmente lunghissimo anche se umanamente relativamente corto, ma ci fu il tempo per intenderci, per scabiarci delle parole di amore, dei sentimenti.
Il tempo fu sufficientemente lungo, l'insetto intercedente collaborativo e paziente, e il mio umore tocco con un dito il cielo.
Mia Madre era li. Ne sono certo come l'acqua che sgorga dal monte. Come il deserto arido che sfamò Gesù. La mia fede divenne potente e ringraziò la scienza per la breve amicizia.
Ma non finì qui, sazio del mio bottino emozionale decisi di lasciare la mosca ad altre attività e mi spostai, dallo schermo televisivo a quello di Internet, avido di scienza e tecnologia, sazio dell'amore ritrovato e della ritrovata felicità, mi spostai ad un'altra stanza, stanza in cui la stessa mosca mi seguì nel mio pellegrinare domestico seguendo quel flusso di energia a bassa frequenza che volteggiava liberamente nella nostra casa. E nuovamente, l'insetto innamorato dai mille occhi si appoggiò in un'altra fotografia tra tante, un bel mucchio di immagini mixate tra mille ricordi e abbandonati in attesa di archiviazione vicino allo schermo del computer.
Non voglio dillungarmi oltre, preferisco conservare intimamente quella felicità che sfatò per sempre il Lunedì della sofferenza, del dolore ombroso e non quello luminoso, di quel giorno tanto agognato ma di cui, probabilemente, qualcuno aveva deciso che non ne avrei più avuto bisogno, perchè la mosca si appoggio su una fotografia, la fotografia per eccellenza, la fotografia di tutte le fotografie unica tra le tante, ritratto terreno di una Madre che continua ad amare il suo figlio.
E ci fu anche il giorno seguente, che finalmente liberato della mia gogna, del mio dolore oscuro, una scena del film che stavo guardando con Oriana al cinema, parlò proprio di quelll'insetto, e del potere che l'amore ha nell'energia sottile che unisce i due Mondi, che unisce fede e scienza, materia e spiritualità, una Madre al Figlio.
Il figlio Stefano
Ottobre 2012
4a testimonianza di Stefano: Intercessione da un altro Mondo
Quando si riceve una grazia dall'Alto, non si riceve solo il singolo evento, io di fatto non ho mai manifestato angoscia o dolore per la morte della mia adorata Mamma Aurora, la mia mente è in ottima salute, il mio cuore, anche se afflitto dalla spada, è colmo di gioia dalla mattina alla sera, e i miei occhi vedono sempre la luce, quella vera, la luce di Dio. Quando si riceve una grazia è per sempre, e vi rendo certezza che quello che sto provando non è allucinazione alcuna o chissà quale sorta di condizione psicologica dettata dal cervello per sopravvivere. Io sono felice, e sereno. Questo è quanto. Questo è un Miracolo.
E il Miracolo continua ogni giorno, osservando le piccole cose di ogni giorno, la luce che esse emanano, i rumori, ad esempio il cinguettio degli ucelli, il fruscio delle fronde degli alberi, e i profumi mi sembrano più intensi. Eppure mia madre è morta, non c'è più nel mio Mondo. Questo è il miracolo della vita e della fede, io credo in Dio e lui per santissima intercessione della Madonna crede in me, in quello che rappresento, nonnostante anche i miei peccati. A lui piaccio, e a lui devo tutto, la mia nascita, la mia felicità, la mia serenità, la mia fede, anche la morte di mia Mamma è opera sua, è opera sua il fatto che superiamo la Morte, e quindi a lui devo tutto quello che ho. Io amo Dio e tutte le sue manifestazioni.
Il miracolo di Dio continua in tutti i nostri giorni di vita, per poi continuare oltre.
E la mia cara Madre me lo ricorda sempre, perchè lei mi ha chiamato dall'aldilà usando un sistema di comunicazione assolutamente innovativo.
Permettetimi la fantasiosa retorica, ma quello che vi sto raccontando è vero come l'acqua che sgorga dalla montagna, quello che vi sto per raccontare è l'alito di Dio che ci sussurra continuamente all'orecchio, sta a noi sentirlo oppure no.
Quando mia Mamma Aurora era ormai ridotta ad un triste ma soave coma farmacologico, al mio ritorno da ogno giorno di preghiera al Santuario della Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza, in tutto dieci giorni di pellegrinaggio, appena mi affacciavo con timidezza alla porta della camera ospedaliera ero come attratto verso di lei per sussurargli all'orecchio delle parole di amore e autenticità. Parole che non potevano essere false oppure convenienti all'ascolto presunto della mente e del cuore di mia Mamma, insomma, la realtà era scontata, portava alla morte e tutti lo sapevamo, anche lei lo sapeva anche se non ce lo ha mai fatto capire, penso per non farci soffrire ulteriormente.
Quindi le parole che dovevano essere delle più comuni e collaudate "Mamma, la Madonna mi ha detto che ti guarirà", diventarono delle più oneste e meno circostanziali "Mamma, ha detto la Madonna che va tutto bene", in una formula letteraria che doveva essere comunque insolita per essere meglio creduta dalla mia Mamma che di frasi ottimistiche di questo tipo ne conosceva molte. Queste furono le parole che le ho privatamente sussurrato per dieci giorni al ritorno dal pelligirinaggio, verso le 16 del pomeriggio. Dieci giorni sembrano pochi per la vita di tutti i giorni, ma vi posso assicurare che dieci giorni in quelle condizioni sono ben più lunghi. Direi quasi una vita intera.
Quindi se le parlole in tutto erano, conti alla mano, cinque, in totale ho sussurrato le cinquanta parole più importanti della mia vita in soli dieci giorni.
E qui la storia si interrompe, perchè la mia cara Madre morì al decimo giorno, ci fu l'esequia funebre, i saluti e tanti fiori, ma soprattutto ci furono ben due mesi di silenzio nella nostra famiglia.
Ma un giorno, un bellissimo giorno, alle ore 16 del pomeriggio, ci fu un'altro Miracolo. Decisi di chiamare la sua Amica del cuore, una certa Afra Lombardi di origine toscana, anzi toscanaccia vera come ama desinirsi, la chiamai per comunicarle che il nostro numero di telefono era stato abbandonato per uno nuovo, una scelta di mio Padre per preservare la nostra privacy e tutelare quindi il nostro lutto dalle innumerevoli persone che volevano dimostrarci la loro vicinanza con tutto il loro Amore. Una scelta presa pochi giorni dopo il funerale di mia Madre, e mai comunicata alla cara signora per un'ignobile dimenticanza, perdonabile in ogni caso dallo stato emotivo delle giornate seguenti il grave lutto.
Passarono come già precedentemente sottolineato ben due mesi, quasi precisi credo, che alle 16.00 del pomeriggio presi iniziativa di chiamare la Signora Afra.
Avuto il tempo di scambiare alcune parole di cordolio e riferile il nuovo numero di telefono, la potenza di Dio e l'Amore di mia Mamma ebbero la meglio. La Signora Afra aveva fatto un sogno alquanto particolare che mi raccontò con queste parole scolpite ora nella mia mente come i Scri dieci Comandamenti nella pietra: "Stefano, sai che proprio ieri notte ho sognato l'Aurora?", sopraggiunsi subito: "Ed è stato un bel sogno?... dimmi, come è stato..." - "Mha, è scesa giù per dirmi delle parole e poi se ne è andata subito, poche parole e basta..." - io sempre più incuriosito le chiesi quindi di ripetermi quali parole avesse detto e la risposta fu chiara quanto inequivocabile: "Ha detto che va tutto bene" ripetè con queste parole il messaggio onirico di mia Mamma, queste furono le parole esatte. Voi vi chiederete quale fosse lo scopo di questo miracolo quasi scientifico, una comunicazione degna della più virtuosa compagnia telefonica terrestre, con delle tempistiche davvero ineccepibili, l'orario, le sedici del pomertiggio, il fatto che la Afra l'avesse sognata proprio la notte prima, in modo che non dimenticasse, perchè qualcuno aveva detto certamente a mia Mamma che in quel giorno, a quell'ora io avrei contattato questa donna di luce, la suia Amica del cuore a cui devo l'intercessione di questo miracolo. Mia Madre quelle parole le aveva scolpite bene nella sua memoria terrena, non solo, se le aveva pure portate dietro con se dopo la sua morte, per poi riferirle ad una terza persona per dirmi, per dirci, in quanto lo sto raccontando a voi, quanto è grande la Misericordia del nostro Signore e della Madonna dei Miracoli. Cari miei, avete visto come tutto ha una continuazione, avete sentito come attraverso l'Amore si può andare oltre la fisica, oltre la materia, oltre il buio della morte. Vedete quanta luce ha la Parola di un Dio, poche parole lui ci sussurra ai nostri Cuori, poche parole, pochi attimi per descrivere l'immenso e per darci, se lo vogliamo ascoltare, un senso a tutte le nostre sofferenze di vita.
Ho imparato tante cose da quel giorno, ho imparato a non chiedere altri miracoli, perchè ho capito che viviamo nel Miracolo, un continuo Miracolo che inizia dalla nostra nascita e non si ferma mai, neppure quando le avversità sembrano avere la meglio, neppure quando un orfanello muore di fame, neppure quando una bomba strazia una comunità intera, in tutto il dolore del Mondo, compreso quello di una Mamma morente, ho imparato che lui c'è, il Miracolo non ci abbandona mai, è li vicino a noi che ci osserva e ci coccola tra mille premure, il miracolo della vita c'è sempre, forse siamo noi che non riusciamo a vederlo, il Miracolo è come un fluido impregnante, e dentro e fuori di noi. Il Miracolo è ovunque nel Mondo, ogni giorno, ogni momento, quando gioiamo è li che esulta assieme a noi, e quando soffriamo è li che ci coccola con mille premure, ci sorride perchè breve saranno i nostri giorni di sofferenza terrena in confronto all'eternità che ci aspetta. Il Miracolo è visibile, di giorno guardando qualsiasi cosa illuminato dal sole, di notte guardando qualsiasi cosa nella penombra. Il Miracolo non ci lascerà mai. Abbiate tutta la fede di questo Mondo, non abbandonatela mai, anche quando le avversità sembreranno avere la meglio, Dio è sempre con noi e io non l'ho mai rimpreverato, neppure quando mia Mamma respirava i suoi ultimi sorsi di aria terrena, neppure quando è spirata, perchè in quel momento ho visto la luce di Dio, in quel momento mi sono veramente reso conto della grandezza di un Dio, della grandezza dell'Amore, della luminosità della Luce. Carissimi miei Fratelli e Sorelle, la morte è l'inizio, la morte è un dono di Dio, come lo è la nascita, lasciatevi trainare dalla sua Gloria, lasciatevi tentare dall'Amore, non opponetevi mai a nessun evento, perchè quell'evento, quel giorno, quel momento, è quello che Dio ci porge con tutto il suo Amore.
Il figlio Stefano
Febbraio 2013
(Per Grazia ricevuta
Santuario della Madonna dei Miracoli - Motta di Livenza (TV)
Domenica 1° Luglio 2012)
5a testimonianza di Stefano: L'angelo di Emilia
In trascrizione...
auroradelmattino.weebly.com